venerdì 7 novembre 2014

I Lagoni di Mercurago

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Questo è un luogo fatato. Ci venivo spesso, quando abitavo qui vicino. Mi sedevo sulla panchina di legno e osservavo le acque del lagone brillare al sole. Lasciavo i pensieri in libertà e mi sentivo felice.
Sono sicura che tra i tronchi degli alberi e le foglie sui rami un unicorno e qualche folletto mi stessero osservando.
Un luogo magico che ha un nome lunghissimo, Parco naturale dei Lagoni di Mercurago. Si trova sulle colline moreniche alle spalle di Arona e occupa una vasta area verde - fatta di boschi, prati, pascoli, torbiere, stagni e paludi di origine glaciale. È come un reame a sé, dai confini verdi, adagiato sul territorio di molti comuni: per raggiungere un paese da un  altro, però, è impossibile attraversarlo, se non a piedi e prendendosi tutto il tempo necessario. Qui dentro la frenesia svanisce, perché si entra in un'altra dimensione.
È uno dei miei luoghi dell'anima e ogni volta tornarci è un po' come tornare a casa. Qui mi sento riconosciuta dagli alberi, coccolata dai profumi della natura, abbracciata dai colori in divenire.

Col sole alto e l'aria tiepida, domenica scorsa ci siamo regalati una passeggiata lungo il sentiero delle zone umide. Un percorso breve ma molto affascinante.
Siamo saliti al parco dall'entrata di Dormelletto - la mia preferita, perché la salita è lunga e sembra infinita e quando arrivo finalmente in piano, sono ripagata dalla bellissima vista: all'improvviso il paesaggio si apre sulla distesa verde di un grande prato e, poco più in là, sulla distesa liquida e multicolore del lagone.

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Che silenzio. Sembra un luogo sacro, qui non si può far altro che ammutolire e osservare: le scie degli uccelli sull'acqua, le onde morbide e rilassate, i colori del cielo rispecchiati sulla superficie, i canneti che ondeggiano quando qualche uccello prende il volo. Regala una pace e un senso di gioioso benessere, come mai da nessun'altra parte ho trovato. Facile trovare persone in piedi sul bordo del lagone, ferme con gli occhi persi nell'assoluta bellezza ed eternità di questo luogo.
Il Baldo, il marito e io non siamo stati da meno (il Baldo, forse, era meno colpito da tanto spettacolo e più interessato alle numerose informazioni olfattive di flora e fauna).
Dopo qualche minuto di contemplazione, abbiamo lasciato il lagone sulla nostra destra e imboccato il sentiero delle zone umide. Abbiamo incontrato... 

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... personaggi delle fiabe mimetizzati,
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piccoli draghi trasformati in rami secchi,
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tappeti di foglie dorate intessuti dalle fate,
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un ponticello di legno sul confine tra il regno fatato e il mondo dei cavalli.
E poi pascoli, galoppatoi, staccionate, un cavallo trasformato in pietra da un mago dispettoso, e là in fondo il cancello per tornare alle stalle, al caldo e al sicuro.

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Al di là degli steccati e delle siepi di ligustro e biancospino (necessari per tener lontano i folletti impertinenti), ancora echeggiano gli zoccoli dei cavalli di razza Dormello-Olgiata, famosi in tutto il mondo - hai presente Ribot? Sono stati allevati  dal Mago di Dormello, Federico Tesio, che all'inizio del Novecento ha scelto questi pascoli per l'aria umida, il terreno asciutto e una leggera pendenza che irrobustisce la muscolatura dei campioni.

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Il sentiero è circolare e sbuca davanti al lagone - siamo arrivati giusto in tempo per ammirare i colori del tramonto.
Una passeggiata breve, è durata circa un'ora e mezzo - ma qui il tempo è abituato a fermarsi, per millenni, cent'anni o anche solo una manciata di ore.

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