giovedì 24 settembre 2015

Vacanze romane

Sono stata in vacanza a Roma, per una settimana, da sola. Parto per curare la stanchezza mentale e la cura è: fare il pieno di bellezza, ho bisogno di rinnovare le emozioni.
Non so se la cura funziona. Per quanto Roma sia uno scrigno di bellezze, il mio sguardo si ferma su altro, il lato B della città. E le emozioni rimbalzano.
Parto da sola, ma divido le mie giornate tra peregrinazioni solitarie e incontri con persone speciali. Guidata da loro vedo Roma attraverso un caleidoscopio di abitudini, sentimenti, racconti. Vedo la loro Roma, che mi riempie l'anima e dà forma alle strade e colore ai palazzi.
Volevo fare il pieno di bellezza - dicevo - e lasciare che gli occhi ingurgitassero i marmi, le argille, l'oro dei mosaici, le forme rigorose o barocche, le cime vaporose dei pini marittimi scossi dal Ponentino. Ma quando sono sola vedo soprattutto tanta gente proveniente da ogni parte del mondo, turisti mirmidoni e abitanti esotici. Gente con una missione nella vita quotidiana, un compito da svolgere entro sera con una buona parola al dio dei trasporti: che tutto vada bene, che tutto funzioni, che l'aria sia sufficiente là dentro, che lo spazio abbondi...
A volte scopro angoli della città di cui subito m'innamoro, luoghi carichi di storia e poesia, dove il tempo si ferma mentre tutto attorno il traffico e la fretta non danno tregua. Nuovi luoghi dell'anima da collocare nella mia mappa mentale: tornerò tra qualche anno per assicurarmi che la loro magia sia rimasta immutata. 

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Le città hanno su di me un effetto positivo: quel senso di libertà misto alla scoperta dell'eterno nuovo mi rende viva. Qui, invece, mi sento schiacciata: dal caldo anomalo settembrino, dall'implacabile ressa di gente, dai mezzi di trasporto spaventosi. La sera, da sola nel buio della mia stanza, mi chiedo cosa mi stia succedendo. Roma, l'Urbe, non è una vera città: è un parco giochi logorato, invaso da turisti, mendicanti e uomini in giacca e cravatta o tonache lunghe. Così tanti stranieri da formare uno strato impermeabile. Non ero pronta.
Un'amica mi dice: " Spero che Roma sia all'altezza delle tue aspettative". Rispondo: "Sono io a non essere all'altezza delle mie aspettative - troppa stanchezza, forse."
Ma in realtà la risposta è una sola: sono passati quindici anni dal nostro ultimo incontro, Roma s'è fatta più indifferente, io mi son fatta più sensibile - siamo cambiate entrambe, Roma e io.

giovedì 3 settembre 2015

Da un lago all'altro in moto

Domenica di sole, aria fresca, lavori in casa (questa vecchia casa gelosa di noi) e di riposo. Ma anche di moto: per festeggiare le coincidenze perfette, ci regaliamo un breve giro tra il Lago d'Orta e il Lago Maggiore.
Dalle colline alle sponde del piccolo lago, blu e luccicante sotto il sole. Nonostante sia piccolo e chiuso tra le colline, questo lago mi affascina ogni volta. Mi dà l'impressione che qui il tempo si fermi e che la presenza umana sia solo una parentesi. Osservo le bellissime case, i palazzi sull'isola, la strada, i sentieri, le passeggiate, gli edifici difensivi e religiosi: eppure davanti ai colori della natura mi convinco che qui c'è molto di più, qualcosa di eterno e di sacro che permea tutto. Qui si respira una spiritualità profonda.
Ci lasciamo le onde del piccolo lago alle spalle, saliamo sulle colline che fanno da spartiacque: tre signori seduti sul retro della chiesa, al fresco, le mani appoggiate al bastone; case antiche rese nuove, case nuove che sembrano già vecchie, cancelli, prati, il silenzio del pomeriggio caldo, profumi di carboni ormai spenti. Più su, in mezzo ai pascoli, s'intravvede una mandria di mucche bianche. Attraversiamo tre torrenti dai nomi esotici, sfioriamo una pista da motocross, tre cascine di epoche diverse, un 'area picnic con tavoloni di legno e bidoni della differenziata. Stringo le palpebre su un ponte "tanto corto e tanto alto" - dice il marito. I profumi quasi dissolti nell'aria.
Giungiamo a Gignese, paese a metà strada da tutto: il Mottarone, Stresa, i due laghi. Ci fermiamo per guardarci attorno e, intanto, i pensieri corrono in qualsiasi direzione.

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Da Gignese alle sponde del Lago Maggiore. La nostra tappa è Stresa e solo quando arriviamo, accolti da un'aria pesante e umida, ci accorgiamo di quanto sia fresco sull'altro lago. Qui facciamo i turisti: un gelato, una passeggiata in centro, soste curiose davanti alle vetrine dei negozi. C'è ancora tanta gente e un'atmosfera sospesa, come se tutti si sforzassero di non pensare alla fine delle vacanze.

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Da Stresa a casa, accarezzando con lo sguardo il lago. È ormai sera, la sponda piemontese è in ombra - il sole tramonta alle sue spalle. Posso bearmi dello spettacolo: la sponda lombarda è colpita dall'ultima luce del giorno, alle sue spalle colline e monti sfumati di grigio, ai suoi piedi uno specchio azzurro di luce dorata. Su tutto, il cielo con gli ultimi colori dell'iride - rosa, lilla, azzurro, blu. E il profumo dell'osmanto di sottofondo, dolce e pungente.

Buon vento!

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