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venerdì 11 dicembre 2015

Blu-lago

Qual è il tuo colore preferito?
Il mio, non lo so.
Da bambina molto piccola mi piaceva il rosa carnicino, un po' più grande preferivo il rosso. Abbandonato per il verde. A cui poi ho aggiunto l'arancio e il viola. Il nero è il colore dei miei vestiti da adulta. Ammiro il grigio e m'ingolosisce il marrone del cioccolato fondente e mi affascinano il porpora e pure l'ottanio. Ma se proprio devo dirti quale sia il mio colore preferito, non lo so.
So quali colori proprio non mi sconfinferano: il giallo e il blu.
Eppure c'è un blu che amo profondamente ed è il blu-lago.

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Buon vento

giovedì 19 novembre 2015

L'autunno nei boschi

Hai mai visto nascere la nebbia dal lago? Spunta dalla sua superficie in boccioli d'ovatta, che s'allungano e aprono in un velo bianco. Son fiammelle inerti che spandono il loro biancore nell'aria, tra acqua e cielo, lambendo la terra.
Nei boschi invece la nebbia s'impiglia nei rami alti, sbeffeggiata dal riso dei germani reali.


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Nei boschi i colori splendono vivi: rosso magenta di tronchi sinuosi e di fiori che forse son bacche, rosso fuoco di foglie sui rami e per terra, verde dalle mille sfumature, gialli improvvisi come vampate di calore, marrone chiaro quasi dorato delle foglie morte.

Cammino negli strati soffici di foglie, le sollevo in uno spruzzo come onde di mare e d'un tratto ritorno bambina.
L'autunno è la stagione delle favole.

giovedì 19 marzo 2015

Il piccolo libro dei colori

Mi vesto di nero e vivo in una casa bianca, eppure i colori sono entrati nei miei pensieri e tra le mie parole passando da una porta speciale: la cultura. Li vedo sui murales della navigazione ogni volta che parcheggio ad Arona, li vedo scorrere negli ultimi sessant'anni con la color designer Francesca Valan e li ascolto raccontare la loro storia dalle pagine di un libro speciale: Il piccolo libro dei colori di Michel Pastoureau e Dominique Simonnet.

Michel Pastoureau è un antropologo e storico del colore francese esperto in simbologia. Sì, uno storico del colore: conosce i colori dalla loro storia, strettamente legata a quella dell'umanità, andando oltre le nozioni scientifiche dell'età moderna e indagandone il loro significato tra le fonti del passato.
Perché i colori sono sempre esistiti, creati e usati dalle persone per rappresentare le proprie idee fin dalla preistoria: in base alla facilità o meno di ottenerli e al loro utilizzo, esprimono un'anima, un carattere e un valore in mutamento nel corso dei secoli e dei millenni. Possiedono un codice segreto a cui tutti obbediscono inconsciamente. Ancora oggi.

Il colore è luce e materia: la luce delle fiaccole nelle grotte, delle lucerne a olio, delle candele, delle lampade a petrolio, delle lampadine a incandescenza, fino a quella dei neon e dei led; la materia della terra, degli animali e delle piante, diventata poi sintetica.
Il colore è simbolo e convenzione: quel che muta è la percezione, in base al progresso tecnologico, alle culture e alle epoche.
E così questa è la storia dei colori nella cultura occidentale, ricostruita in anni di studio dall'autore.

La storia dei colori.

In origine, nei tempi più antichi, esistevano tre colori fondamentali: il rosso, il bianco e il nero.
Poi, tra il 1100 e il 1200, nella cultura europea si aggiunsero altri tre colori di base: il giallo, il verde e il blu. Nel corso dei secoli sono stati investiti di significati diversi e oggi ciascuno di loro è un simbolo ambivalente (negativo e positivo); tranne il giallo - negativo tout court.

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Col passare del tempo sono arrivate le mezze tinte: il viola, l'arancio, il rosa e il marrone. Colori che hanno bisogno di un riferimento in natura (fiori e frutti) per essere identificati  e che incarnano nuovi simboli.
E il grigio, un colore a sé: non ha referenti in natura, ha un duplice simbolismo ed è conosciuto fin dall'antichità. È il colore che racchiude in sé tutti gli altri ed è ricco di sfumature - chi dipinge lo sa.

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Oggi esistono infinite sfumature di colori dai nomi poetici e un'identità "sfocata", senza simbologia ma solo un significato estetico: infinite sfumature, sebbene l'occhio umano ne può riconoscere solo duecento!

E se...

Se i colori non esistessero affatto? Insomma: i bambini ne contano tre, Aristotele quattro, gli studiosi di Oxford nel 1200 cinque o sei, Newton sei - poi s'è corretto aggiungendo l'indaco, ma solo perché al tempo la moda imponeva sistemi di sette o dodici elementi (dodici sarebbero stati davvero troppi). Se... un colore che nessuno guarda non esite? Lo afferma Goethe e lo dichiara Pastoureau.
E lo credo anch'io.
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Buon vento!

mercoledì 28 gennaio 2015

Homi: la storia dei colori

Quando Elena Cattaneo mi invita a partecipare a un laboratorio con la color designer Francesca Valan da Homi, accetto al volo. Cosa c'è, infatti, di più emozionante di un colore? Forse solo la sua storia e la storia di chi lo studia.
Il colore è luce e materia, chimica e fisica, è religione e politica, società e cultura, arte e tecnologia. Usato da sempre per esprimere le sfumature dell'animo, nel corso del tempo e dell'uso e delle scoperte ogni colore ha parlato con voci diverse e nuovi significati.
Mi vien spontaneo pensare a Michel Pastoureau e al suo Il piccolo libro dei colori, mentre Francesca Valan ci racconta chi è e cosa fa: progetta i colori dei nuovi prodotti industriali e in pratica studia i colori usati dal mondo del design negli ultimi sessant'anni per individuare sequenze, cicli e future tendenze. Un lavoro molto interessante, il suo.
 
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immagine di Monica Diari
E così mi ritrovo in un viaggio nel tempo per scoprire l'evoluzione del colore dagli anni Cinquanta in poi. Vuoi venire con me? Afferra la mia mano e partiamo!
Anni Cinquanta. È il decennio dei colori pastello combinati con i colori propri di pelle, legno e metallo: nel mondo compaiono nuove tecnologie, nuovi modi di produrre, nuovi materiali (la plastica innanzitutto) e un nuovo sentimento - l'ottimismo. Si pensa positivo, potere al rosa!
Anni Sessanta. Regnano i colori primari (grazie ai coloranti sintetici) - il rosso su tutti, seguito da bianco e nero - e domina la plastica. Si affermano il consumismo, i prodotti di massa a basso costo, la pop art e il design: è un decennio in fermento.
Anni Settanta. I colori naturali e della terra, i materiali privi di colore (trasparenze e riflessi) e le forme essenziali e rigorose sono lo specchio di un grande cambiamento nella società: la crisi energetica, la crisi politica, la crisi dei valori, la tendenza verso la natura terrestre ed extra terrestre (l'allunaggio).
Anni Ottanta. Da una parte il rigore del nero associato ai metalli, dall'altra i fosforescenti, il blu elettrico e i colori di tinte intermedie (viola, rosati, arancione) che ricoprono gli oggetti frammentandoli in schegge colorate: sono gli anni della ripresa economica, della tecnologia elettronica e del high tech.
Anni Novanta. I colori sono legati a materiali naturali (metalli, legni, pietre, vetri) e i materiali naturali sono legati a forme inedite - sottolineate da pochi colori (bianco, nero, arancio, blu, porpora): si ritorna alla purezza, all'essenziale, all'ecologia.
Inizio III millennio. Nero e bianco, senza forma, con superfici rifinite e ogni tanto un accento colorato (arancione, verde, fuxia) segnano il bisogno di (in)seguire nuovi valori: sostanza e non apparenza, leggerezza, semplicità.
Anni Dieci. I colori neutri naturali sono accesi dal turchese e dal giallo: non si veedevano in giro da almeno trent'anni.

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Per me è un viaggio emozionante: di solito scelgo i colori per istinto e non mi soffermo a pensare al loro significato o alla loro storia. Invece dovrei, perché aggiunge quel pizzico di consapevolezza in più anche nelle cose di tutti i giorni.
Dopo questo viaggio nel tempo, mi son fermata a pensare: non seguo le mode, ma rimango colpita da tutto quello che si avvicina al mio personale concetto di bello; scopro così, di essere rimasta agli inizi del III millennio ma con un baule pieno dei colori pastello e dei materiali naturali degli anni Cinquanta.
E tu, in quale ciclo cromatico ti riconosci?

martedì 28 ottobre 2014

Murales

Nei martedì di sole scendo dalle colline, perché  ad Arona c'è il mercato. 
Alle spalle il parcheggio di piazzale Aldo Moro, pieno all'inverosimile di macchine luccicanti sotto il sole. Di fronte, dopo la strada, la pista ciclabile rossa. Oltre il muro il cantiere nautico della Navigazione del Lago Maggiore. Sul muro dei murales. 
Ce ne sono quattro, questo è il più bello: sembra una favola dipinta.

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I particolari si lasciano notare poco alla volta.
Sulle onde del lago, un ragazzino a cavalcioni di un grande pesce assonnato vola tra i cigni.

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Sono cigni magici: bagnati dall'acqua si trasformano in pesci rossi e spruzzano le loro squame piumate tutto intorno.

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Il grande pesce azzurro mi guarda dritto negli occhi. Ha sonno - è notte fonda -, ha fame, ha visto questo spettacolo di magia da ormai tanto tempo, da non esserne più impressionato. Vuole immergersi nelle acque e tornare a casa. Ma vuole bene al ragazzino e lo seguirà ovunque e sempre - finché potrà.
Il ragazzino vuol pescare tesori nascosti sul fondo del lago, dove le sirene ondeggiano e cantano soavi alla luna.
 
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Oppure è tutta un'altra storia.


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