giovedì 19 marzo 2015

Il piccolo libro dei colori

Mi vesto di nero e vivo in una casa bianca, eppure i colori sono entrati nei miei pensieri e tra le mie parole passando da una porta speciale: la cultura. Li vedo sui murales della navigazione ogni volta che parcheggio ad Arona, li vedo scorrere negli ultimi sessant'anni con la color designer Francesca Valan e li ascolto raccontare la loro storia dalle pagine di un libro speciale: Il piccolo libro dei colori di Michel Pastoureau e Dominique Simonnet.

Michel Pastoureau è un antropologo e storico del colore francese esperto in simbologia. Sì, uno storico del colore: conosce i colori dalla loro storia, strettamente legata a quella dell'umanità, andando oltre le nozioni scientifiche dell'età moderna e indagandone il loro significato tra le fonti del passato.
Perché i colori sono sempre esistiti, creati e usati dalle persone per rappresentare le proprie idee fin dalla preistoria: in base alla facilità o meno di ottenerli e al loro utilizzo, esprimono un'anima, un carattere e un valore in mutamento nel corso dei secoli e dei millenni. Possiedono un codice segreto a cui tutti obbediscono inconsciamente. Ancora oggi.

Il colore è luce e materia: la luce delle fiaccole nelle grotte, delle lucerne a olio, delle candele, delle lampade a petrolio, delle lampadine a incandescenza, fino a quella dei neon e dei led; la materia della terra, degli animali e delle piante, diventata poi sintetica.
Il colore è simbolo e convenzione: quel che muta è la percezione, in base al progresso tecnologico, alle culture e alle epoche.
E così questa è la storia dei colori nella cultura occidentale, ricostruita in anni di studio dall'autore.

La storia dei colori.

In origine, nei tempi più antichi, esistevano tre colori fondamentali: il rosso, il bianco e il nero.
Poi, tra il 1100 e il 1200, nella cultura europea si aggiunsero altri tre colori di base: il giallo, il verde e il blu. Nel corso dei secoli sono stati investiti di significati diversi e oggi ciascuno di loro è un simbolo ambivalente (negativo e positivo); tranne il giallo - negativo tout court.

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Col passare del tempo sono arrivate le mezze tinte: il viola, l'arancio, il rosa e il marrone. Colori che hanno bisogno di un riferimento in natura (fiori e frutti) per essere identificati  e che incarnano nuovi simboli.
E il grigio, un colore a sé: non ha referenti in natura, ha un duplice simbolismo ed è conosciuto fin dall'antichità. È il colore che racchiude in sé tutti gli altri ed è ricco di sfumature - chi dipinge lo sa.

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Oggi esistono infinite sfumature di colori dai nomi poetici e un'identità "sfocata", senza simbologia ma solo un significato estetico: infinite sfumature, sebbene l'occhio umano ne può riconoscere solo duecento!

E se...

Se i colori non esistessero affatto? Insomma: i bambini ne contano tre, Aristotele quattro, gli studiosi di Oxford nel 1200 cinque o sei, Newton sei - poi s'è corretto aggiungendo l'indaco, ma solo perché al tempo la moda imponeva sistemi di sette o dodici elementi (dodici sarebbero stati davvero troppi). Se... un colore che nessuno guarda non esite? Lo afferma Goethe e lo dichiara Pastoureau.
E lo credo anch'io.
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Buon vento!

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