Sui banchi di scuola imparavo che il 13 marzo di ogni anno gli aronesi festeggiano i loro patroni. Ogni anno, faticavo a ricordare i loro nomi difficili e buffi: Graziano, Felino, Fedele e Carpoforo. Qualcuno potrebbe pensare che il santo protettore di Arona sia San Carlo Borromeo, visto che qui vi è nato, ma non è così: Arona ha sempre avuto qualcosa di magico, una propensione al racconto, perciò non ti devi sorprendere se la storia dei quattro santi è legata alla storia di San Carlo e anche alla storia di un conte. E a un bel po' di leggende e fantasia.
Mettiti comoda, inizio a raccontarti.
C'era una volta un conte.
C'era una volta, circa mille anni fa, un conte: si chiamava Amizzone conte del Seprio. Di lavoro faceva il soldato e comandava le truppe di mercenari dell'imperatore Ottone I di Sassonia: si trovava spesso a combattere dalle parti di Roma e proprio lì, un giorno, diede inizio alla nostra storia. Capitò, infatti, che nella foga del proprio mestiere devastò la basilica di San Paolo fuori le Mura e per questo fu punito con una penitenza esemplare: rientrare a casa e fondare un monastero e una chiesa. E così Amizzone fece: chiese al vescovo di Perugia il permesso di prelevare le reliquie dei santi Graziano e Felino, e le portò con sé nella sua nuova chiesa di Arona.C'era una volta una coppia di santi.
C'era una volta, circa millesettecento anni fa, una coppia di santi, soldati romani di religione cristiana: Graziano e Felino. A quei tempi l'imperatore Decio cercò di curare la crisi dell'impero romano restaurando gli antichi valori politici e religiosi: chi non seguiva la religione di stato veniva perseguitato e ucciso. E così Graziano e Felino, assieme ad altri cristiani, furono decapitati. Poiché si trovavano dalle parti di Perugia, sono chiamati santi martiri di Perugia e lì furono conservati i loro resti. Finché, quasi settecento anni più tardi, il conte Amizzone li portò via con sé ad Arona. Ben presto in loro compagnia arrivarono i resti di altri due santi.C'era una volta un'altra coppia di santi.
C'era una volta, sempre circa millesettecento anni fa, un'altra coppia di santi, soldati romani della Legione Tebea: Carpoforo e Fedele. Si dice che la Legione Tebea fosse formata da quasi settemila soldati egiziani di religione cristiana, combattenti per l'imperatore Massimiano lungo i confini orientali dell'impero romano e in Europa centrale. Quando l'imperatore ordinò di uccidere delle popolazioni cristiane, loro si rifiutarono: tentarono di scappare, ma furono catturati e giustiziati dalle parti di Como e lì furono conservati i loro resti. Finché, quasi novecento anni più tardi, un monaco comasco le portò con sé nel monastero di Arona.C'era una volta un altro santo.
C'era una volta, quasi quattrocento anni fa, un altro santo: Carlo, nato ad Arona dalla nobile famiglia Borromeo e impegnato a raddrizzare la Chiesa e l'indisciplinata diocesi di Milano. Quando Carlo decise di trasferire le reliquie dei santi Carpoforo e Fedele da Arona a Milano, la popolazione aronese protestò - nonostante si fosse dimenticata di loro. Tanto fecero gli aronesi, che Carlo decise di riconsegnare gli avambracci sinistri dei due santi: così il 13 marzo del 1576 fu organizzata una memorabile festa popolare e istituiti un giorno festivo e una fiera per ogni anniversario a venire. Per simpatia, assieme a Carpoforo e Fedele sono commemorati anche Felino e Graziano.Ed ecco perché, tra storia, leggende e un gran viavai di santi, si festeggia il Tredicino ad Arona.
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