giovedì 12 marzo 2015

La festa del Tredicino di Arona: un viavai di santi

Domani ad Arona si festeggia il Tredicino. Quand'ero bambina aspettavo questo momento col fiato sospeso: nell'aria si diffondeva un profumo dolcissimo di zucchero filato e il baccano allegro delle giostre. Quando poi tutto finiva, spuntava la primavera.
Sui banchi di scuola imparavo che il 13 marzo di ogni anno gli aronesi festeggiano i loro patroni. Ogni anno, faticavo a ricordare i loro nomi difficili e buffi: Graziano, Felino, Fedele e Carpoforo.  Qualcuno potrebbe pensare che il santo protettore di Arona sia San Carlo Borromeo, visto che qui vi è nato, ma non è così: Arona ha sempre avuto qualcosa di magico, una propensione al racconto, perciò non ti devi sorprendere se la storia dei quattro santi è legata alla storia di San Carlo e anche alla storia di un conte. E a un bel po' di leggende e fantasia.
Mettiti comoda, inizio a raccontarti.

C'era una volta un conte.

C'era una volta, circa mille anni fa, un conte: si chiamava Amizzone conte del Seprio. Di lavoro faceva il soldato e comandava le truppe di mercenari dell'imperatore Ottone I di Sassonia: si trovava spesso a combattere dalle parti di Roma e proprio lì, un giorno, diede inizio alla nostra storia. Capitò, infatti, che nella foga del proprio mestiere devastò la basilica di San Paolo fuori le Mura e per questo fu punito con una penitenza esemplare: rientrare a casa e fondare un monastero e una chiesa. E così Amizzone fece: chiese al vescovo di Perugia il permesso di prelevare le reliquie dei santi Graziano e Felino, e le portò con sé nella sua nuova chiesa di Arona.

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C'era una volta una coppia di santi.

C'era una volta, circa millesettecento anni fa, una coppia di santi, soldati romani di religione cristiana: Graziano e Felino. A quei tempi l'imperatore Decio cercò di curare la crisi dell'impero romano restaurando gli antichi valori politici e religiosi: chi non seguiva la religione di stato veniva perseguitato e ucciso. E così Graziano e Felino, assieme ad altri cristiani, furono decapitati. Poiché si trovavano dalle parti di Perugia, sono chiamati santi martiri di Perugia e lì furono conservati i loro resti. Finché, quasi settecento anni più tardi, il conte Amizzone li portò via con sé ad Arona. Ben presto in loro compagnia arrivarono i resti di altri due santi.

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C'era una volta un'altra coppia di santi.

C'era una volta, sempre circa millesettecento anni fa, un'altra coppia di santi, soldati romani della Legione Tebea: Carpoforo e Fedele. Si dice che la Legione Tebea fosse formata da quasi settemila soldati egiziani di religione cristiana, combattenti per l'imperatore Massimiano lungo i confini orientali dell'impero romano e in Europa centrale. Quando l'imperatore ordinò di uccidere delle popolazioni cristiane, loro si rifiutarono: tentarono di scappare, ma furono catturati e giustiziati dalle parti di Como e lì furono conservati i loro resti. Finché, quasi novecento anni più tardi, un monaco comasco le portò con sé nel monastero di Arona.

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C'era una volta un altro santo.

C'era una volta, quasi quattrocento anni fa, un altro santo: Carlo, nato ad Arona dalla nobile famiglia Borromeo e impegnato a raddrizzare la Chiesa e l'indisciplinata diocesi di Milano. Quando Carlo decise di trasferire le reliquie dei santi Carpoforo e Fedele da Arona a Milano, la popolazione aronese protestò - nonostante si fosse dimenticata di loro. Tanto fecero gli aronesi, che Carlo decise di riconsegnare gli avambracci sinistri dei due santi: così il 13 marzo del 1576 fu organizzata una memorabile festa popolare e istituiti un giorno festivo e una fiera per ogni anniversario a venire. Per simpatia, assieme a Carpoforo e Fedele sono commemorati anche Felino e Graziano.

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Ed ecco perché, tra storia, leggende e un gran viavai di santi, si festeggia il Tredicino ad Arona.

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