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giovedì 2 luglio 2020

Le tante vacanze del 2020 (che ironia...)

Alla fine dell'anno scorso abbiamo pianificato le vacanze di quest'anno: ne sono saltate fuori tantissime! Più o meno una settimana ogni due mesi. Che meraviglia...

A febbraio eravamo già sul chi va là. Abbiamo evitato di uscire e stare in mezzo alla gente, ma non ci è pesato: avevamo in programma dei lavori in casa. Ed eravamo all'inizio, ancora non sembrava vero potesse succedere quel che è successo.
Voto (da 1 a 5): 2.

Ad aprile eravamo nel pieno della "tempesta", stanchi e provati dalle mille attenzioni e preoccupazioni. Siamo rimasti a casa, lui indaffarato negli affari suoi, io col pensiero costante al lavoro (tanto per non pensare ad altro).
Voto: 1 (tradotto: bleah).

A giugno l'abbiamo presa con filosofia, cercato posti vicini (ma lontani dai nuovi focolai) ed evitato il più possibile posti affollati – non facile, se si vive in una località turistica piena di villeggianti, escursionisti e turisti.
Nonostante le mascherine, il gel e le salviette igienizzanti, è stato riposante, rigenerante e sereno. La "tempesta" ci ha piegato ma non abbattuto (ci si abitua anche al disagio).
Voto: 4.

A settembre saremmo partiti per Lisbona, ma resteremo a casa. Magari il virus se ne sarà andato, stanco degli insipidi umani, e avremo trovato una nuova spensieratezza.
Voto: 3 (il fantasma del viaggio pesa).

A novembre vorrei essere al mare, sul balcone vista onde, a sorseggiare vino rosato e lasciare gli occhi vagare e riempirmi il corpo di bellezza.
Voto: chissà?
Buon vento

AiQuattroVenti le tante vacanze del 2020 che ironia

giovedì 25 luglio 2019

Come fanno i turisti a fare i turisti con questo caldo

È una di quelle settimane caldissime, in cui i vestiti prima s’incollano alla pelle e poi s’inzuppano di sudore. Piano, piano e inesorabilmente – anche a stare seduti in poltrona a scrivere.

Volevo raccontare una storia di fiori, nuvole grigie e panchine vista lago, ma il caldo bollente mi ottunde, distorce pensieri e parole, affatica ogni tentativo di concentrarmi. Allora lascio che le dita seguano il filo sottile che ingarbuglia la mia mente, e scrivo del caldo.

Mi chiedo: come fanno i turisti a fare i turisti? 
  Quando l’aria è umida e surriscaldata dai raggi solari, soffocante, del tutto ferma, come fanno i turisti a lasciare l’aria condizionata dell’albergo, degli autobus, dei ristoranti per avventurarsi tra le strade e le bellezze da visitare?
  Quando il cielo è celeste slavato, senza una nuvola, coperto di una patina spugnosa, come fanno i turisti in moto e in bicicletta a solcare l’asfalto vischioso?
  Come fanno a trovare la voglia e l’energia di lasciare il refrigerio dell’acqua di mare, lago o piscina, per seguire il programma di viaggio?
  Ce ne sarà almeno uno che sventola bandiera bianca (se ne ha le forze) e rinuncia a vedere, guardare, osservare, scoprire e meravigliarsi?

Oppure la magia della vacanza – quella cosa misteriosa che ti fa fare ciò che mai faresti nella vita di tutti i giorni – riesce a cancellare il disagio, il colpo di calore, la spossatezza e induce ad andare avanti, come se niente fosse?

Forse i turisti sono una specie diversa, più evoluta: capace di adattarsi a climi e situazioni estreme senza sentirne la reale portata né subirne le conseguenze. Indomiti attraversano le città, sciami di zanzare e moschini, visitano palazzi, giardini e musei, nelle ore più calde della giornata e nelle sere più afose di sempre.
  Un gelato, una granita, magari una birra fredda e un ventaglio: cosa sarà mai questo caldo?

Me lo chiedo perché, da autoctona di luoghi turistici, rimango chiusa in casa in cerca di conforto davanti al ventilatore, e tremo ogni volta che mi tocca uscire e respirare l’aria densa e bollente. Io accaldata, rossa, stravolta e loro, i turisti, sorridenti a passeggio nel caldo equatoriale di questa estate. Ma come fanno?

AiQuattroVenti come fanno i turisti a fare i turisti con questo caldo

giovedì 24 gennaio 2019

Scusa non richiesta

Excusatio non petita, accusatio manifesta” è il mio credo da qualche tempo a questa parte. In passato mi affannavo a giustificarmi e a far comprendere i miei motivi, ora ho capito che è superfluo, ambivalente e noioso (per gli altri).
  Perciò non perderò tempo a spiegarti perché non scrivo da mesi.

  Sappi solo che mi sentivo come un innamorato senza amore in piena pausa di riflessione. Ho vissuto, e riflettuto: senza amore le giornate erano grigie e monotone, spente e incomplete. Mancava la bellezza, la passione, il divertimento.

  Sono tornata senza promettere nulla: so già che non scriverò sempre, scriverò quando avrò qualcosa di bello, di appassionante, di divertente da raccontare.
  I luoghi visitati in vacanza, le mete che sogno di raggiungere, le città in cui sarei felice di vivere, i libri su cui ho meditato, i personaggi del passato, il mio lago.

  Perché il primo amore non si scorda mai, rimane nel cuore e cura ogni tristezza.

Buon vento

aiquattroventi aurora sul Lago Maggiore

giovedì 5 luglio 2018

Presto o tardi, non lo so.

Mi accorgo di essere tornata a casa dai profumi forti e inebrianti, dai colori violenti ed effimeri delle piante del lago.
Marzo, il glicine. Aprile, l’azalea. Maggio, il rododendro. Giugno, l’ortensia, il gelsomino, il tiglio.
E l’odore intenso di verde ubertoso, sul confine dei boschi e sulla sponda del lago. E l’odore salmastro e pungente del lago, che ricorda il mare ma è qualcosa di più.

Mi accorgo di essere tornata a casa dal desiderio - spuntato come un fiore a primavera - di raccontare la bellezza intangibile, quella raccolta dai cinque sensi, che rimane indelebile in una parte nascosta del mio cervello.
Ritorno a casa, perché - finalmente ho capito - lontano non ci so stare. Qui è dove mi ricarico l’anima, mi riempio di storie, esercito la mia fantasia, mi sento pienamente me stessa.


venerdì 25 agosto 2017

In viaggio (torno presto).

Sono in viaggio.
Un viaggio lungo, inaspettato, travolgente mi ha rapita e portata... dove? Attraverso il vecchio continente o la culla delle prime civilt? Verso pianeti lontani e galassie inesplorate?

Nulla di tutto ciò: mi ha portata attraverso mille progetti di lavoro, mille impegni quotidiani, mille nuove emergenze; verso pensieri distanti, bisogni ravvicinati e desideri inesplorati.
Non sto mai ferma, pur rimanendo qui.

Ogni viaggio ha un inizio, una durata e una fine. Spero di giungere presto alla fine di questo, ché ho voglia di raccontarti storie di luoghi, condividere nuove passeggiate e giri in moto, presentarti personaggi speciali.
Aspettami: il tempo di disfare la valigia e arrivo!

aiquattroventi-borgo

giovedì 14 luglio 2016

L'estate, infine

Tu non hai voglia di vacanze? Io sì, tantissimo!
L'altro giorno scrivevo:
Ebbene, ho voglia di andare al mare. Non toccata e fuga, non una gita, non un fine settimana. Ho voglia di andare al mare da oggi fino a settembre.
Avere la pelle che sa di sale, il segno bianco del costume, nelle narici il profumo della crema solare al cocco e negli occhi la bellezza dei tramonti.
Vivere in quell'atmosfera pacata, sospesa, lenta, confortante, piena di sorprese e di sicurezze.
Torno a lavorare.

Le passeggiate, i giri in moto, le gite in luoghi più o meno vicini sono sempre meno, quest'anno: una conseguenza di quel "torno a lavorare" ripetuto a ritmi serrati. Intanto l'estate avanza con passo leggero e si posa in questa parte di mondo: tra caldi, zanzare e rombi di tuono è arrivata, infine.

Mi piace il mio lavoro e lavorare in estate mi piace, ma non quest'anno: quest'anno sogno le vacanze.
Sogno le vacanze vere, quelle ovunque-ma-non-qui: al mare soprattutto, ma anche in montagna, in collina, al lago, sul fiume, in città - che sia ovunque, e altrove. Perché le vere vacanze sono la libertà da ciò che è fin troppo usuale.

aiquattroventi-vergante-invorio-nuvole

Svegliarmi con la luce naturale, i rumori del giorno nuovo, decidere di sonnecchiare ancora un po', indugiare su una lunga colazione in terrazza, mentre il vento sfoglia il libro e i miei occhi si perdono nel blu dell'orizzonte. L'atmosfera sospesa, la curiosità paziente, il già visto e vissuto, la sicurezza di un tempo ben speso, di sapori e profumi e luci indelebili. Le sere buie a guardare le stelle e la luna, grande e maestosa, che canta dolci ninnananne.

Ho bisogno di silenzi naturali, di lunghi riposi, di servire il mio corpo e spegnere le luci intermittenti (e insistenti) della mia mente.
Calma. Tranquillità. Gioia. Riposo. Serenità. Divertimento.
Se chiudo gli occhi, posso leggerle, queste parole, scritte all'interno delle mie palpebre.
Se chiudo gli occhi, posso sentirle, queste parole, premere per sbocciare in fiori gentili e vivaci, lì, al centro del mio essere.

aiquattroventi-lagomaggiore-arona-nuvole

Invece, rimarrò a casa (ancora una volta) e non lavorerò (per la prima volta): vivere in un luogo turistico, in fondo, ha i suoi vantaggi, la bellezza è davanti agli occhi e non c'è bisogno di andare lontano.
Per fingermi turista, faccio incetta di notizie d'eventi: un concerto rock alla Rocca di Arona, una festa country a Stresa, la festa della birra artigianale a Colazza, una mostra formidabile a Stresa,  un po' di cibo da strada ad Angera. E cercherò di non pensare che è solo una finzione.

Buon vento e buone vacanze

giovedì 16 giugno 2016

Ciao, Maggio

Ciao, Maggio. Volato via in una folata di vento, tra un acquazzone e mille starnuti.
Ti ho tenuto nel mio cuore come la brace nel camino, per scaldarmi nelle giornate faticose, per ricordarmi che là, a metà anno, ci saresti stato tu ad allietarmi. Bastava un soffio e il bagliore rosso si sarebbe trasformato in un fuoco caldo e lucente.
Maggio, eri il premio che aspettavo da tanto: una vacanza in solitaria tra Ravenna e Cesena, per incontrare amiche, conoscerne di nuove, rifocillarmi di bellezza e fare un tuffo nella storia.
Già immaginavo fotografie, pagine del diario fitte di emozioni, scoperte straordinarie e del tutto inaspettate, le onde del mare e i gabbiani, le biciclette. Ti coccolavo come fossi un cucciolo da proteggere.
Avrei dovuto metterci più impegno, perché tutto è saltato: niente vacanza, niente bellezza, niente ricarica emotiva, niente racconti. Solo tanta tristezza e, poi, una pietra sopra.

aiquattroventi-lagomaggiore-baveno-cigni

Si ricomincia da capo: giugno porta fiori, brevi passeggiate, un poco di sole, l'affetto della famiglia e degli amici. Una nuova meta (Roma, di nuovo, a ottobre) e una meta promessa (Ravenna e Cesena, chissà?, in inverno).
Mi preparo.

Buon vento

giovedì 14 aprile 2016

C'è trambusto nel mondo delle guide turistiche

Prima esistevano le guide turistiche locali: il legame col territorio era stretto, ma subordinato ai confini amministrativi.

Per esempio, se volevi fare assieme ai tuoi amici una visita guidata del Lago Maggiore, funzionava più o meno così: ad Arona, sulla sponda piemontese, incontravate una guida turistica abilitata per la Provincia di Novara che vi mostrava le bellezze locali fino a Lesa (ultimo paese lacustre del Novarese); a Belgirate (primo paese lacustre del Verbano Cusio Ossola, detto con affetto VCO) vi prendeva in consegna una guida turistica abilitata per la Provincia di Verbania che vi mostrava le bellezze locali - comprese le famose Isole Borromee - fino al confine con la Svizzera. Anzi, sicuramente vi mostrava le bellezze anche di Ascona e Locarno, perché in Svizzera non ci sono mai stati limiti. Subito dopo la Svizzera, arrivati sulla sponda lombarda, invontravate la guida turistica abilitata per la Provincia di Varese che vi mostrava le bellezze locali fino a Sesto Calende (ultimo paese fluvio-lacustre del Varesotto).
N.B. Molte guide turistiche delle due province piemontesi, per non perdere clienti e lavoro, hanno preso entrambe le abilitazioni professionali.


A un certo punto (non ricordo bene quando) le guide turisitche del Piemonte sono diventate guide turistiche locali allargate: hanno scoperto, cioè, che i confini provinciali potevano essere superati e si poteva esercitare la professione anche in altre province piemontesi, purché il giro turistico iniziasse e finisse nella propria provincia di abilitazione.

Per esempio, se volevi fare assieme ai tuoi amici una visita guidata della sponda piemontese del Lago Maggiore, funzionava più o meno così: ad Arona incontravate una guida turisitca abilitata per la Provincia di Novara che vi mostrava le bellezze del territorio anche oltre il confine amministrativo tra Novarese e VCO; con lei risalivate la sponda piemontese del lago e poi tornavate ad Arona a fine giro turistico. Volevate andare anche sulla sponda Lombarda? Domani, con una guida turistica abilitata per la Provincia di Varese - che è meglio.
Gira un po' la testa, vero?

Dopo esistono solo le guide turistiche italiane nazionali: abbattuti i confini limitanti di province e regioni, chiunque con qualunque abilitazione professionale (n.d.r. di guida turistica, ovvio!) può esercitare ovunque. In Italia e in ogni paese europeo: lo vuole l'Unione Europea e l'Italia non può più fare a meno di obbedire.

Per esempio, se vuoi fare di nuovo assieme ai soliti amici una visita guidata del Lago Maggiore, funziona più o meno così: puoi scegliere la tua guida turistica preferita (anche abilitata in Toscana o in Germania - ma ti consiglio sempre una locale, di sicuro conosce il territorio meglio delle altre) che ti mostra le bellezze locali di tutto il Lago Maggiore e, se vuoi, anche di Milano e Torino.  
Non ci sono più confini, finalmente.

Ma il timore di una concorrenza così ampia (non solo le guide turistiche abilitate di tutta Italia e di tutta Europa, ma anche una quantità, direi continentale, di abusivi a piede libero) rende le guide turistiche nazionali irrequiete. Si pensa di limitare i danni istituendo dei siti di particolare interesse storico, artistico o archeologico. E questa idea diventa infine un decreto ministeriale: più di tremila siti (3187, per la precisione, di cui ventitre nella Provincia di Novara e diciotto nella Provincia di Verbania e sedici in Provincia di Varese)

Ora, con un nuovo decreto ministeriale, diventano guide turistiche nazionali con riserva. Perché, da qui a un anno dalla sua pubblicazione, le guide turistiche possono svolgere la loro professione ovunque in Italia e in Europa, ma solo nei siti d'interesse particolare storico, artistico o archeologico delle provincie apparteneneti alla Regione per cui sono abilitate.

Per esempio, se vuoi ancora fare quella visita guidata del Lago Maggiore, funzionerebbe più o meno così: puoi scegliere la tua guida turistica preferita (vedi sopra) che ti mostra le bellezze locali di tutto il Lago Maggiore, ma se vuoi visitare i siti di particolare interesse storico, artistico e archeologico hai bisogno di una guida abilitata in una delle province del Piemonte.

E poi? Poi, a quanto pare ci saranno guide turistiche nazionali generiche e guide turistiche nazionali specializzate per i siti di particolare interesse storico, artistico o archeologico. Insomma, le guide turistiche nazionali potranno davvero lavorare su tutto il territorio italiano solo superando un esame. Un esame per ogni regione o provincia in cui vorranno lavorare. Certo, compresa quella per cui sono già abilitate.

C'è trambusto nel mondo delle guide turistiche - un mondo che ha qualcosa di medievale, che vive nel ricordo dei tempi che furono, talmente impegnato a difendersi contro nemici provenienti da ogni dove (le nuove guide turistiche del territorio, le nuove e vecchie guide turistiche di tutt'Italia, le nuove e vecchie guide turistiche di tutta Europa, le illimitate orde di abusivi) da perdere il tram per il futuro il presente.
Gli abusivi se la ridono di gusto - il gusto di chi sa come raggirare le leggi, il fisco, le attenzioni di chi dovrebbe far valere norme e gabelle. Ora come allora.
I travel blogger, più o meno ignari di tutto ciò, procedono verso il futuro.

Buon vento

Una storia, tante leggi

La L 135/2001 è la legge quadro nazionale che disciplina la professione della guida turistica.
Il D. Lgs. 79/2011 è il Codice del Turismo emanato dallo Stato.
La L 97/2013 adegua la legislazione turistica italiana alle disposizioni dell'Unione europea relative alla libera prestazione e all'esercizio stabile dell'attività di guida turistica da parte di cittadini dell'Unione europea. 
Il DM 7 aprile 2015 individua i siti di particolare interesse storico, artistico o archeologico per i quali occorre una specifica abilitazione per lo svolgimento della professione di guida turistica.
Il DM 11 dicembre 2015 individua i requisiti necessari per l'abilitazione allo svolgimento della professione di guida turistica e indica il procedimento di rilascio dell'abilitazione.

giovedì 14 gennaio 2016

Lucenti feste

Luci ovunque.
Ci saranno ancora mesi di buio precoce, ma la luce sta arrivando: il Sole vince ancora e, come ogni anno, giorno dopo giorno, conquista alle tenebre una manciata di minuti tutti per sé - e per noi.
Il Sole invincibile. Torna sulla sua barca dal regno profondo, mentre la Terra compie i suoi giri ed è di nuovo il solstizio, il Sol Invictus, Natale.
Luci ovunque, allora, per celebrare la luce.

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Nelle città, nei paesi i giochi di luce gareggiano festosi: pacchi dono di lucine blu; presepi sottomarini; sfere gialle appese tra un palazzo e quello di fronte; alberi di Natale stilizzati, colorati, in movimento; strisce di parole che, una dietro l'altra, danno vita a una fiaba; palazzi con vestiti di mille lucine ammiccanti; ghirlande di stelle e ghiaccioli di plastica appese alle finestre, alle cornici dei camini, richiuse in barattoli di vetro; nastri di luce psichedelica sui cancelli e sulle ringhiere dei balconi.
Luci ovunque.
Da un paio di mesi, ormai, paesi e città scintillano di miliardi di piccole luci colorate: perché le luci non sono solo tradizione, sono dentro di noi.
Ma le tradizioni s'inventano - come i kilt degli scozzesi - e le innovazioni avanzano.
È così che a Invorio, paese adagiato sulle verdi colline del Vergante, niuna luce brilla lungo la via - né un fiocco di neve luminoso, né una candelina lucente, né un augurio illuminante -, niun nastro rosso abbraccia i lampioni, niuna campanella tintinna al vento. Solo un autoparlante appeso a un angolo della piazza emette qualche nota natalizia nei momenti di pura desolazione, nei sabati e nelle domeniche silenti e abbandonati da tutti, nei giorni di festa mentre tutti son riuniti al caldo attorno al desco.
Che sia un tentativo di lanciare una nuova tradizione? O di rispolverarne una vecchia - forse le questue di Natale - in chiave moderna? In ogni caso, andare oltre, senza un perché o un percome, a volte non porta da nessuna parte.

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Buon vento

venerdì 11 dicembre 2015

Blu-lago

Qual è il tuo colore preferito?
Il mio, non lo so.
Da bambina molto piccola mi piaceva il rosa carnicino, un po' più grande preferivo il rosso. Abbandonato per il verde. A cui poi ho aggiunto l'arancio e il viola. Il nero è il colore dei miei vestiti da adulta. Ammiro il grigio e m'ingolosisce il marrone del cioccolato fondente e mi affascinano il porpora e pure l'ottanio. Ma se proprio devo dirti quale sia il mio colore preferito, non lo so.
So quali colori proprio non mi sconfinferano: il giallo e il blu.
Eppure c'è un blu che amo profondamente ed è il blu-lago.

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Buon vento

giovedì 6 agosto 2015

I Borromeo e il Lago Maggiore

Io mi sono emozionata. Non ero lì, a vedere coi miei occhi lo sfavillio della bellezza e la gara di splendore tra vecchia e nuova aristocrazia e vecchio e nuovo (sempre nuovo) lago - ognuno con i propri gioielli ben in vista, le proprie medaglie e il peso dei secoli di storia condensati in una manciata di ore e di giorni. Non ero presente, ma se ci penso mi emoziono.
Perché i Borromeo sono i "nostri principi", per noi gente di lago.  

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Borromeo è uno dei primi nomi che impariamo a scuola quando scopriamo la storia del nostro paese e che incontriamo la domenica a spasso assieme alla famiglia: la Rocca Borromea di Arona, la Rocca di Angera, il golfo Borromeo, le isole Borromee, il San Carlone e il mai compiuto Sacro Monte di San Carlo di Arona, la strada Borromea per il Mottarone... Ovunque andiamo, qui sul lago, ci sono loro.
Ci sono fin dalla metà del Quattrocento, quando Vitaliano Borromeo riceve dal duca di Milano in feudo le terre del Lago Maggiore. I Borromeo, come me, non sono originari del lago: dalla Toscana giungono a Milano per motivi politici ed economici - sono commercianti e banchieri - e legano le loro sorti con quelle dei duchi di Milano. Sono diventati conti di queste terre, le hanno amate, amministrate, hanno combattuto per loro, finché la storia - loro e del Lago Maggiore - è cambiata.
Vengono da altri luoghi e vivono in altri luoghi, ma sono sicura che il lago con i suoi gioielli sia dentro il loro cuore. Come capita a me.

sabato 25 luglio 2015

Un giro in moto a metà

Domenica calda di luglio. Una buona occasione per scappare in moto verso il fresco delle valli.
E così facciamo: al mattino presto saliamo in sella alla nostra moto e partiamo.
Mentre si va l'aria fresca ci avvolge rassicurante; non ci fossero i semafori o le precedenze da rispettare, ci potremmo quasi dimenticare del caldo.
In ogni caso ci pensa il lago a distrarre i nostri pensieri: mai visto così luccicante! Il sole del mattino si diverte a colpire le onde con manciate di brillantini. Difficile distogliere lo sguardo, mi sento come stregata.
Di solito osservo le ville, i fiori colorati, i soliti particolari che mi diverto a ritrovare diversi a ogni giro: un'occhiata a destra, una sinistra... Oggi, però, sono ammaliata dal luccicore dell'acqua.
La strada fiancheggia il lago e sale da Arona a Stresa, da Baveno a Verbania e poi più su, verso Ghiffa, Cannero e infine Cannobio, la nostra prima meta.

aiquattroventi-cannobio-mercato

Di domenica a Cannobio c'è il mercato, si snoda sul lungolago e in piazza, togliendo il fiato come una barriera di teli all'aria fresca della sponda opposta. Fa caldo, un caldo estivo, di quelli che sanno di tendoni abbrustoliti, di gente sudata, di fiori esausti e di gelati golosi.
Ci fermiamo a bere qualcosa di fresco, ma non basta. Cerchiamo le scale e l'ombra per salire nel centro storico, ma non basta: il caldo c'insegue, è dappertutto, è dentro di me. Soprattutto è nella mia testa. Talmente tanto che, mentre mangio, ogni boccone si trasforma in una palla di fuoco, le orecchie si spengono, gli occhi iniziano a vedere una monotona sfumatura grigia. Mi salva la fontana e la sua acqua fresca sulla testa, sui polsi, sul viso e sul collo.
Tutto bene, avevo solo un po' caldo.
Risaliamo in moto per raggiungere l'aria di montagna della Valle Vigezzo: infilare giacca e casco è un piccolo supplizio. Percorriamo le prime curve dell'ombrosa Val Cannobina, ma il malessere torna: sento poco, fatico a parlare, ho bisogno di togliermi il casco e sedermi un attimo. Magari mi sdraio per due minuti...
Tutto bene, pare sia passato.
Di nuovo in sella, senza giacca questa volta e con la mentoniera del casco alzata. Scegliamo di rimandare il giro delle valli a un'altra occasione, preferiamo tornare a casa per non rischiare. Di nuovo verso Cannobio, Cannero, Ghiffa e finalmente Intra. Finalmente perché sto di nuovo male, anzi: peggio.
Mi scoppia la testa dal caldo, non sento, vedo appannato, boccheggio, ho sete, ho la nausea. Bevo quasi due litri d'acqua fredda, mi bagno polsi, mani, braccia, collo, testa in continuo. Ma non miglioro. Decido di chiamare il 118 e l'operatore mi dice: "stia al fresco e beva". Decido di chiamare qualcuno che mi venga a prendere e mi riporti a casa in macchina, con l'aria condizionata accesa.
Quando sono a casa mi occupo solo di abbassare la temperatura del corpo e della testa con litri e litri di acqua fresca dentro e fuori. Verso le quattro del mattino, finalmente, ho freddo.

Cosa mi rimane di questa esperienza? Un grande spavento.
Stare male quando si viaggia in moto vuol dire essere allo sbaraglio: la capacità di prendere la decisione migliore, senza farsi prendere dal panico, è fondamentale. È importante anche ascoltare il proprio corpo e riconoscere subito i sintomi di un malore.
Purtroppo, per quanto forti e pressanti, non conoscevo i sintomi del colpo di calore.
Per fortuna a star male ero io (il passeggero) e non mio marito (il pilota). Per fortuna eravamo su una strada turistica, piena di paesi, locali aperti e gente. Per fortuna siam riusciti ad avvicinarci a casa. Per fortuna a casa c'era qualcuno. Per fortuna guidava una macchina con l'aria condizionata.

Con questi pensieri in testa, auguro a tutti buon vento,
un vento forte e freddo che annienti l'afa e riporti il sereno e temperature migliori.

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