lunedì 20 marzo 2017

Pelle di Leopardo


Per anni l'ho ignorato. Quel libro rimaneva sullo scaffale senza mai essere toccato: era un regalo di Natale di mia madre, ma io ero troppo acerba per coglierne il gusto intenso.
Dieci anni più tardi l'ho assaggiato con curiosità e ho scoperto che mi piaceva e ne volevo di più. Quel libro si chiama In Asia e l'autore è Tiziano Terzani, che mi ha conquistata per sempre.

Per mestiere raccontava i suoi viaggi e tutto ciò che incontrava lungo la strada. I suoi viaggi erano speciali, perché era un giornalista e un corrispondente e andava nei luoghi caldi del mondo per cercare e mostrare la realtà.

Quando m'innamoro di un autore, devo leggerlo dal suo primo testo all'ultimo, in rigoroso ordine cronologico, per coglierne l'evoluzione. Perciò ora comincio con Pelle di Leopardo. L'edizione del 2000 raccoglie due testi, Pelle di leopardo. Diario vietnamita di un corrispondente di guerra 1972-1973 (pubblicato nel 1973) e Giai Phong! La liberazione di Saigon (pubblicato nel 1975). Entrambi i libri raccontano la rivoluzione vietnamita.

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Come sa descrivere la sua ricerca e le sue scoperte, in pochi sanno fare. Leggendolo ho conosciuto una parte di storia così tanto vicina a me, e forse per questo sconosciuta.
Il libro mi ha avvinto e rapito, ma la parte più bella e che più mi ha colpito è la premessa scritta venticinque anni dopo da Terzani. Una persona abituata a cercare la realtà per mostrarla a chi ancora non la conosce sa che la realtà a volte inganna. Perché la realtà è fatta di intenzioni che spesso diventano azioni opposte.
Così un libro, per anni unico testimone della bontà della rivoluzione, pochi anni dopo testimonia quanto quella bontà fosse effimera.

Viaggiare significa testimoniare la Storia, anche e soprattutto quando cambia e quando ciò che ci ha dato speranza s'è dimostrato una terribile, terribile delusione.

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lunedì 6 marzo 2017

Colpo di scena nel mondo delle guide turistiche

Ti ricordi a che punto siamo rimasti con la storia delle guide turistiche italiane?
Riassumo brevemente: la legge 97/2013 dice che siamo guide turistiche nazionali, ma i decreti ministeriali 7 aprile 2015 e 11 dicembre 2015 dicono che senza specializzazione non possiamo guidare gruppi nella visita di tremilacentottantasette siti italiani di particolare interesse storico, artistico o archeologico.

Ordunque, mentre le regioni si avviavano a deliberare in merito ai nuovi requisiti necessari allo svolgimento della professione di guida turistica e al rilascio dell'abilitazione... BUM!
È successo: il TAR del Lazio con la sentenza n. 02831/2017 pubblicata il 24 febbraio annulla i suddetti decreti ministeriali, ripristina la piena validità della suddetta legge e fa decadere le delibere regionali.

Il principio di liberalizzazione europeo è salvaguardato: anche in Italia, libere guide in libero mercato.
Non esistono più le gilde, non esiste un albo professionale, non è mai esistita unità tra le guide turistiche.

Cara guida turistica, fattene una ragione: sii resiliente.

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venerdì 3 marzo 2017

Di sabato a Milano, nel cuore del Progetto Porta Nuova

Per un sabato al mese, al mattino presto scendo dal treno nella stazione di Porta Garibaldi di Milano.
Attraverso la strada, prendo le scale mobili, percorro Piazza Gae Aulenti e proseguo fino alla scalinata che scende al Piazzale Principessa Clotilde e a Porta Nuova.
Arrivo quando i negozi sono ancora chiusi e gli operai già lavorano nei cantieri.

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Mi piace:
la superficie lucida dei grattacieli che riflettono l'umore del cielo
l'acqua che scorre dalla fontana, indefessa
le vetrine illuminate dei negozi vuoti
il legno congiunto all'acciaio in forme sinuose
la sospensione dal tempo
le gru sempre in movimento
i pochi passanti, con l'aria di godersi la solitudine
i pali con le indicazioni stradali
la passerella sul traffico di Via Melchiorre Gioia
l'aria di città nuova
le promesse, mantenute e future

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Ritorno di sera e l'atmosfera pacata non c'è più: gruppi di persone che parlano e ridono in ogni lingua, scattano foto, discutono al telefono e vivono nei negozi.

Quando sono da queste parti mi sento felice, mi sento "a casa".

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