giovedì 29 ottobre 2015

Diario di viaggio. Roma

Ci provo. Poco prima di partire, decido di portare con me a Roma un quadernino su cui segnare giorno per giorno quel che combino.
Non so ancora bene come sarà, questo quadernino; ma pian piano prende forma da sé.
I giorni prima della partenza son pieni di impegni, la mia testa scoppia di stanchezza, i miei occhi son già pieni di colori diversi: non ho tempo di pensare al quaderno.
Eppure, eccolo qui: uno sguardo in giro per casa, raccolgo un'idea veloce e in meno di cique minuti ecco il mio Diario di Viaggio!

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Prendo:
1 cartoncino nero formato A4... rimasuglio dei divisori per l'agenda 
8 fogli bianchi formato A4... della stampante
1 elastico nero... dalla scatola del cucito

Piego il cartoncino nero prima a metà dell'altezza, poi a metà della larghezza e lo metto da parte.
Piego uno per uno gli otto fogli bianchi a metà dell'altezza e taglio lungo la piega con un taglierino. Tengo sovrapposte le due metà  del foglio e le piego a metà della larghezza. 
Inserisco le metà dei fogli bianchi all'interno del cartoncino nero.
Fo passare l'elastico all'interno e all'esterno del quadernino lungo la piega centrale, e chiudo l'elastico con un semplice nodo.

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Lo porto con me in borsa e ogni sera scrivo un breve resoconto delle mie giornate: su due pagine (quattro facciate) al giorno c'è spazio per pensieri volanti, disegni, carte e biglietti.
Desidero ricordare tutto, di queste mie vacanze romane.

Buon vento.

lunedì 26 ottobre 2015

Milano: il cielo è sempre più blu in piazza Gae Aulenti

Sabato sono stata a Milano, la città che sa stupirmi ogni volta di più.
Ho incontrato delle amiche, uno di quegli incontri che ti ricaricano le energie per almeno un mese intero: tutti dovrebbero avere amicizie preziose.

Ogni volta che vado in città, rifiorisco: mi sveglio pimpante (anche se son le sei del mattino), considero con attenzione ogni particolare dei miei abiti, metto in borsa gli oggetti di cui non potrò fare a meno durante la giornata (libro per il viaggio, rossetto per eventuali ritocchi, ombrellino caso mai il tempo facesse le bizze), do un bacetto al Baldo e scappo in stazione. Appena salgo sul treno mi preparo a godermi il viaggio: fuori il libro e la matita, ché qui si studia!
Appena scendo dal treno, mi sorprendo a canticchiare col sorriso sulle labbra: amo la città, quell'aria di libertà che spira tra i palazzi e i passi frettolosi della gente, amo sentirmi di nuovo giovane e allegra, me stessa come non mai.
Canticchiando arrivo all'appuntamento e, abbraccio dopo abbraccio, bacio dopo bacio, mi lascio andare alla piacevolezza e al calore di queste ore assieme.

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Dal cuore della stazione di Porta Garibaldi scivoliamo verso la luce del sole, attraversiamo sulle strisce, ammiriamo il Bosco Verticale - sospirando -, saliamo sulle scale mobili e ci troviamo nel bagliore di Piazza Gae Aulenti.
Una piazza che ogni volta mi fa esclamare: "Oh!" per la sua bellezza.
Col naso all'insù osservo il cielo specchiarsi e rompersi sulla facciata sinuosa delle torri di Cesar Pelli. Poi lo sguardo scivola sul piccolo lago centrale, dove l'acqua rimbalza in giochi di destrezza, tra i bambini che ridono e genitori che sorridono e un'atmosfera di calma spensieratezza. È vero, è una piazza dove si lavora, sotto di noi c'è un supermercato con l'andirivieni e il caos ripetitivo tipico di questi luoghi, attorno negozi sempre aperti con la loro cospicua dose di turisti, iniziative di ogni genere e sostanza si svolgono sotto il suo sguardo attento, eppure...
Mi sembra come se avessi preso un treno per il futuro o per una realtà parallela del nostro presente. Ricordo le descrizioni di mio padre, cresciuto nel quartiere Isola, qui accanto, e sento uno stridio di sottofondo: come dei freni azionati dopo una velocissima corsa su rotaie.
Dal concetto astratto di lontane lezioni sui paesaggi turistici, mi ritrovo a osservare il cuore pulsante del fenomeno - edilizio, geografico e sociale - di gentrificazione; qui a Milano.

sabato 10 ottobre 2015

I viaggi son fatti anche di liste

Io e la geografia non ci siamo mai prese più di tanto. Io la trovavo noiosa e lei - be', non ho mai saputo cosa pensasse di me.
Ci siamo avvicinate un poco durante le campagne archeologiche: scavare nel terreno in cerca di tracce del passato mi ha fatto intuire la sua essenza.
La geografia non va letta sui libri di scuola e basta, non va studiata sulla fiducia: è una realtà complessa e va vissuta in prima persona. Percorrendo le strade, riconoscendo i paesaggi, confrontando il passato col presente, contando i passi che separano la fonte del fiume dalla sua foce. La geografia è la somma di tutte le discipline studiate a scuola: storia, matematica, letteratura, diritto, tecnica, ginnastica, arte... La geografia è La Summa ed è viva.

Ho conosciuto un geografo, tempo fa. Amava la geografia e l'onorava con tutto se stesso: dalla rotondità dell'epa, alla saggezza accumulata nei suoi viaggi. Mi ha trasmesso il suo amore e, assieme, anche qualche trucco di vita.
Come le liste delle cose da portare con sé nel bagaglio durante un viaggio. Anzi, durante tutti i tipi di viaggi. Luoghi freddi, caldi e temperati. Al mare, in montagna, in campagna o in città. Viaggi brevi, viaggi lunghi. Posti sperduti nel nulla o luoghi frequentati fin troppo.
Ogni viaggio ha la sua lista, diceva. Inizia a scriverne una alla prima occasione, poi di volta in volta aggiungi o togli qualcosa per adeguarla al nuovo viaggio. Ti troverai presto con tante liste quanti sono i tipi di viaggio e preparare i bagagli non sarà più un problema.
La prima occasione per me è stata la vacanza a Roma: viaggio in città di una settimana a fine estate.
Ho scritto la lista del bagaglio un paio di settimane prima di partire, il giorno dopo ho compilato la lista delle cose da fare e l'ansia da viaggiatrice una tantum s'è acquietata.

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La mia lista è divisa in più parti: l'elenco del guardaroba con i vestiti e gli accessori per otto giorni in città, e gli elenchi "fissi" dei prodotti della cura personale (dallo spazzolino al rossetto, passando per le lenti a contatto), degli oggetti tecnologici (telefono, fotocamera, caricabatterie e batterie), di quelli per lo svago (libri, taccuino e diario di viaggio) e l'elenco dei documenti. L'ho scritta su tre fogli coi buchi e li ho portati con me in una busta di piccole dimensioni: accanto a ogni voce c'è un quadratino da sbarrare uno dopo l'altro man mano che inserisco le cose nel bagaglio - un trattino a matita verso destra all'andata e uno verso sinistra al ritorno.

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Lista visiva delle cose da tenere in borsa: il diario di viaggio, la bottiglietta d'acqua, gli occhiali da sole, l'astuccio con matite e gomma, il disinfettante per mani, la liquirizia, la farfalla portapasticche, la macchina fotografica, la penna, il taccuino, il portamonete, la tavoletta di cioccolato fondente, l'astuccio del pronto intervento.

Di solito scarabocchio e butto le liste nel cestino, ma non questa volta: ho cancelllato i trattini a matita e l'ho riposta al sicuro in una piccola agenda, il mio quaderno dei viaggi.
Non si sa mai, potrei averne bisogno presto.

Buon vento



giovedì 1 ottobre 2015

Annibale


Prima di questa rubrica non mi era mai accaduto. Ora, invece, quando entro in libreria mi dirigo subito nel settore viaggiatori. A casa ho un Chatwin, una raccolta di Kerouac e tutti i Terzani, ma sono gli sconosciuti quelli che mi attirano di più. E io Annibale. Un viaggio di Paolo Rumiz non lo conoscevo.

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Lascio che lo sguardo indugi tra i titoli e, se qualcuno mi cattura, la mano s'allunga per prendere il libro, rigirarlo, aprirlo e sfogliarlo. Lascio che l'istinto mi dica: "Prendilo!" e lui viene a casa con me.
Con Annibale c'è stato un colpo di fulmine: il titolo mi ha incuriosito, il viaggio mi ha inchiodato, lo stile mi ha avvinto. Un libro rivelazione, per me.
L'autore è un giornalista e un viaggiatore, vede le vicende del mondo contemporaneo dal vivo e vive la geografia viaggiando. In Annibale racconta un viaggio nel tempo, sulle tracce del generale cartaginese: dalla Tunisia alla Spagna, dalla Francia all'Italia, dall'Italia di nuovo in Tunisia e poi in Turchia. Seguendo le sorti, le strategie militari e i grandi sogni di quest'uomo antico.
Si può viaggiare in ogni dimensione: è la motivazione il vero carburante di un viaggio, è il ricongiungimento della domanda alla risposta - la conquista, la ricerca, la necessità. La voracità della conoscenza, l'emozione della scoperta, il piacere della conquista. Ancor più quando si viaggia sulle linee di un paesaggio divenuto carta storica.
È vero, quindi: si può viaggiare nella quarta dimensione, il tempo. Non solo a occhi a perti, sognando un futuro di piccole cose: anche a ritroso, nel passato. Quante volte ho seguito col dito le linee tracciate su una carta geografica, immaginando gruppi di genti nelle loro migrazioni? Mi spostavo con loro lungo rotte marine, risalendo fiumi e svalicando catende montuose, mi fermavo nella terra promessa assieme alle loro tradizioni e credenze, incontravo le genti del posto e li osservavo fondersi assieme in una nuova cultura, in un nuovo popolo - un nuovo tassello verso la storia odierna.


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Si può viaggiare per passione e quando la passione è la storia antica può essere un viaggio infinito.

Buon vento
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