lunedì 17 novembre 2014

Troppo pieno

Domenica
Svegliarsi la mattina e accorgersi pian piano che qualcosa è cambiato. 
Sento il rombo di un motore, le voci delle bimbe, il richiamo canoro degli uccelli, il cigolio del cancello in cortile... Non piove.
C'è un silenzio di cui prima (prima della pioggia incessante) non mi ero mai accorta, perché la pioggia incessante divora ogni rumore e sovrasta tutti i riferimenti sonori. Due settimane di pioggia battente senza soluzione di continuità, uno scroscio della durata di novanta ore continue intervallato da un giorno di pausa: ci si abitua presto al ritmo cadenzato e furioso della sua canzone monotona.  
Ma non è abbastanza: l'acqua che scende dalle montagne, che riempie ruscelli e torrenti, che gonfia laghi e fiumi, che ribolle nelle rogge e nei canali delle risaie, da qualche parte deve pur andare. Fuoriesce dagli argini e disegna nuovi confini, trascina fango e terra, scava sotto l'asfalto e spacca le strade, penetra in profondità nel terreno e lo smuove pericolosamente.
Viviamo sull'orlo di un bicchiere che qualcuno, distratto, sta riempiendo in continuo.

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Dalle colline scendiamo ad Arona. Il silenzio è attonito, reverenziale.
Il lago è così alto, che la sponda opposta sembra più vicina. Talmente agitato, che le onde imitano la risacca del mare. 
Nel parcheggio del Lido, le onde s'insinuano tra i rami e i tronchi degli alberi: si sente solo lo sciabordio dell'acqua e qualche aspra risata di un germano reale. Al posto delle macchine in sosta, ora beccheggiano serafici gli uccelli acquatici. Poco più in là, i giochi di legno spuntano dalla superficie come un villaggio fantasma. Il torrente Vevera trascina a valle la terra delle colline e trasforma Punta Vevera in un angolo di foresta equatoriale. Subito oltre, il grande prato è sparito: invece dei cani, giocano i cigni. Nel silenzio totale, si sente solo il loro sciaguattio. È tutto così irreale.
Più avanti non si può andare. Torniamo indietro, all'altra estremità di Arona.
Il piccolo molo è sommerso: oggi nessun innamorato vi sospira d'amore e nessun bambino si riconcorre sullo scivolo a lago. I battelli sostano in Navigazione in attesa di tempi migliori e le panchine giacciono coi piedi a mollo in completa solitudine. 

Auguro buon vento, uno di quelli forti e determinati, per far risplendere il sole e asciugare le piogge pesanti.

3 commenti:

  1. Alessandra, ho i brividi.
    Per come scrivi (benissimo).
    Ma ancor più per il territorio in balia degli venti atmosferici.

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    1. Grazie, Shanta. Credo che vivere sul lago crei un legame che va oltre qualsiasi tipo d'affetto, un legame fatto di amore, bellezza e sensibilità. Osservo quel che accade con timore e rispetto.

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  2. ovviamente era "eventi", non venti... ma mi son fatta prendere dal titolo del blog e... errore!

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