giovedì 15 gennaio 2015

La passeggiata sul lungolago di Orta San Giulio

Domenica, sole intenso e vento forte.
Piccolo preambolo: rimandiamo da tanto tempo questa passeggiata attorno al promontorio di Orta San Giulio, ma oggi è il giorno giusto e siamo pronti a gustarcela. Scarpe comode, giacche pesanti e cappelli di lana ben calati sulle orecchie (per noi), pettorina e guinzaglio resistenti (per il canide): tutti in macchina, si parte!
Dopo qualche minuto di discese, salite e curve a ricciolo, giungiamo a Orta San Giulio, parcheggiamo la macchina e imbocchiamo la stradina pedonale. Il canide Baldo si lancia all'inseguimento di profumi nell'aria, il marito si lancia all'inseguimento del Baldo e io sfodero la macchinetta fotografica a caccia di emozioni: iniziamo così la nostra piccola avventura.

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Tra giardini privati e muri di case abbandonate, seguiamo il viottolo grigio e ci ritroviamo sul lago. Davanti a noi un nastro di pietre si srotola a fianco delle onde blu. Ogni tanto si allarga quel poco per diventare un piccolo molo con gradini, con pali di legno a fare la guardia.
Il vento si diverte, alza le onde con vigore finché non si tuffano contro le pietre con grandi spruzzi. Un piccolo lago, il lago d'Orta, che oggi si dà arie di mare.
Fa freddo, il sole colora di giallo i rilievi sull'altra sponda, mentre qui siamo in ombra in balia del vento. La strada divide le case dai loro giardini sull'acqua, s'insinua tra i muri e ci mostra angoli un tempo nascosti, una torretta, un giardino abbandonato, una porta azzurra chissà quante volte aperta ai visitatori, dei sacchi di sabbia contro la violenza dell'acqua.
All'improvviso c'è un lampione, la strada svolta seguendo la costa e ci ritroviamo in pieno sole: con una mano alla fronte, vediamo l'isola di San Giulio. E poi cancelli in ferro battuto, siepi verdissime, barche in attesa della bella stagione, cani mordaci, ville signorili. La stradina abbandona la costa del lago e ci porta in centro paese.

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Orta San Giulio non può essere spiegato a parole, bisogna vederlo coi propri occhi: ovunque è uno scorcio da ammirare, i colori di muri, piante, lago e cielo dipingono un quadro nuovo ogni ora.
Lungo la via principale del borgo, angusta e piena di visitatori, ci lasciamo distrarre un po' dalle luci delle ricche vetrine. Sfociamo nella piazza e, tra le antiche colonne del Palazzo della Comunità, le facciate color pastello dei palazzi, la serenità emanata dall'isola di San Giulio, proseguiamo oltre l'Albergo Orta. Ci lasciamo alle spalle gli ultimi negozi e ristoranti, l'ultima chiesa, gli ultimi palazzi e giardini fortunati - finché non rimane la strada, le onde del lago, i colori del cielo spennellati da un sole pigro, quasi al tramonto.

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La strada ci accompagna lungo l'ultimo tratto del promontorio. Poi, con una breve salita, ci riporta al punto d'inizio: siamo di nuovo qui, sotto lo sguardo di Villa Crespi. Saliamo in macchina, cinture legate per tutti; abbasso l'aletta parasole e mi guardo nella striscia di specchio: mai avuti gli occhi così vivi e brillanti.

Buon vento d'inverno.

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