sabato 18 aprile 2015

Negli oratori di Barengo scopro il corallo

Settimana scorsa mi ritrovo a Barengo, un piccolo comune appoggiato tra le risaie e le colline novaresi all'ombra di un antico castello. Vo per oratori a caccia di affreschi del Quattrocento e scopro collane e bracciali di corallo.

Queste piccole chiese medievali nascondono spesso un tesoro di affreschi multicolori, ricchi di particolari e densi di significato: gli oratori di Santa Maria in Campagna e di San Rocco non sono da meno. Il primo si trova nel cimitero del paese ed è vecchio di almeno settecento anni: nel Trecento era la chiesa parrocchiale dell'intera comunità, ma perse questo privilegio in seguito ai disastri perpetrati dal Visconti e dal marchese del Monferrato, sempre in lotta fra loro (e già incontrati dalle parti di Invorio). Il secondo, invece, si trova quasi fuori dal paese, verso est, e risale a seicento anni fa: era stato costruito sul finire del Medioevo per invocare l'aiuto del santo protettore contro la peste.

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Adoro fare un giro attorno agli oratori. I ciottoli di fiume e i mattoni rossi dei muri perimetrali sono collocati come note su spartiti musicali: suonano una musica ordinata e armonica, ma in alcuni punti s'interrompono in silenzi improvvisi o riprendono ritmo in cacofoniche sovrapposizioni. È la musica dei secoli che avanzano, dei cambiamenti e dei nuovi utilizzi.
Appena varco la soglia, rimango rapita dalla melodia di colori, immagini e simboli che cantano la storia di quel tempo: i signori del luogo, la peste, una nascita festosa, i santi protettori, la fede.
Tra le scene di questi muri dipinti mi sorprende la presenza del corallo: i piccoli Gesù in braccio alle giovani Marie indossano parure di corallo - perle sferiche e rametti di un rosso intenso e scuro.

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Un materiale per lungo tempo misterioso, usato da almeno tremila anni per decorare i gioielli e arricchirli di un significato più profondo. Era pescato, lavorato da abili artigiani e commerciato assieme ad altri materiali preziosi. Era polverizzato e assunto come medicinale per  curare molte malattie, indossato come amuleto per proteggere le persone contro le sventure in guerra, in navigazione, contro i fulmini, per proteggere la fertilità delle donne e i bambini dalla morte improvvisa.
Poeti e naturalisti dell'antica Roma ritenevano il corallo una pianta acquatica flessuosa che s'indurisce al contatto dell'aria, e ne raccontano l'origine con un evento prodigioso.
Tutto ebbe inizio con Perseo, l'eroe figlio del dio Zeus e della principessa di Argo Danae. Fece tante cose nella sua vita: uccise la gorgone Medusa dallo sguardo pietrificante e dai capelli-serpenti, cavalcò Pegaso il cavallo alato, liberò da un mostro marino Andromeda, la sposò, diventò re di Tirinto e fondò la città di Micene. Tra tutte queste avventure, quasi senza accorgersi, causò l'origine del corallo.
Immagina: sulle sponde dell'Etiopia il mostro marino è morto, la regina Cassiopea e il re Cefeo gioiscono, la loro figlia Andromeda è salva, Perseo si china sulle onde del mare per lavarsi le mani, la testa di Medusa è appoggiata su uno strato di piante raccolte dal mare. All'improvviso, le piante a contatto con la testa di Medusa s'induriscono e s'irrigidiscono, per sempre. Se ne accorgono le ninfe del mare: stupite riprovano questo prodigio e, riuscendoci, spargono nel mare i semi di queste piante irrigidite - il corallo.

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Buon vento

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