lunedì 27 aprile 2015

Sono affetta da zugunruhe

Sono solo a quota tre libri della rubrica Racconti di viaggio e già sono in preda a pensieri vorticosi. Sospinta dal vento delle intuizioni, cerco di riassumere quanto ho imparato di me stessa attraverso le parole e le esperienze di altri.
Per chiarirmi le idee, ci vuole una lista di motivazioni: che cosa induce certe persone a desiderare con struggimento di muoversi.

  1. La salute: meglio onorare il proprio corpo, piuttosto che correre ai ripari.
  2. Il tempo: l'incognita più preziosa e più delicata.
  3. La speranza: il faro che guida l'evoluzione personale, senza non c'è movimento.
  4. La curiosità: la tensione dell'arco, un attimo prima di scoccare la freccia.
  5. La libertà: uno stato di grazia, fatto di rispetto per gli altri e per sé.
  6. La scoperta: quando la freccia centra il bersaglio e tutto s'illumina.
  7. L'amore: per la vita e per chi ha fiducia in noi.
  8. La nostalgia: il desiderio di appartenenza, di sicurezza e di felicità per l'ignoto.
  9. L'istinto: la bussola del corpo.

Dopo aver letto Le oche delle nevi di William Fiennes si forma dentro di me un pensiero: l'irrequietezza dei viaggiatori è forse un rimasuglio d'istinto migratorio preistorico?
Anche noi un tempo ci spostavamo due volte all'anno in cerca di condizioni vitali migliori: dai rifugi invernali agli accampamenti estivi, viaggiavamo perché l'asse terrestre è inclinato.

A volte rimasugli di preistoria rimangono dentro di noi - come nel caso della mutazione genetica per il latte e i latticini. Una volta, infatti, nessuno di noi adulti poteva digerire il lattosio: dalla pubertà l'enzima lattasi smetteva di formarsi nel nostro corpo, semplicemente perché non ce n'era più bisogno. Con l'allevamento e lo sfruttamento dei prodotti secondari degli animali (circa sei-cinquemila anni fa dalle nostre parti) tutto cambia, anche dentro di noi: l'evoluzione della specie fa sì che possiamo godere del grande piacere dei formaggi, dello yogurt e di una buona tazza di latte caldo. Eppure ancora oggi esistono persone che perdono la lattasi - per esempio io.
Come se in certi umani l'evoluzione avesse dimenticato un pezzo. Penso: se l'ha fatto con la lattasi, potrebbe averlo fatto con lo zugunruhe.

Quindi, l'anelito che alcuni di noi provano, lo struggimento che li porta a desiderare con tutte le forze di spostarsi, l'irrequietezza di andarsene lontano lungo rotte suggerite dall'ispirazione - potrebbe essere solo un atavico istinto migratorio.

aiquattroventi-zugunruhe

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