giovedì 2 aprile 2015

Una passeggiata a Fitzrovia, sulle tracce di Virginia Woolf

Non è vero che il tempo passa: c'è un luogo dentro di noi in cui si ferma. Posso chiudere gli occhi, evocare quei ricordi e sono di nuovo lì: domenica mattina, il primo giorno di marzo, sto passeggiando nel quartiere Fitzrovia, a Londra.

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C'è un silenzio. Si sentono solo le folate di vento: le macchine sono ferme nei parcheggi, le saracinesche riposano abbassate sulle vetrine, qualche insegna luminosa sbadiglia sopra i bar. Poche persone per le vie, probabilmente altri turisti, o qualche genitore in visita ai giovani studenti.
Questo è un quartiere vivace, culturalmente vivo e orgoglioso - un assaggio ne ho avuto due sere fa - ma di domenica è tutto silente.
Un paio d'ore non sono abbastanza per conoscerlo, però l'atmosfera irreale - e un po' di nostalgia precoce - mi fa credere che tutto sia possibile. Come incontrare l'anima di Virginia Woolf passeggiando.

Mappa della città alla mano, mi dirigo in cerca di Fitzroy Square, gli occhi scrutano il più possibile e archiviano informazioni indelebili. Solo a scriverne ho già voglia di essere lì.
E così, tra strade deserte, negozi di meraviglie addormentate, mattoni bruniti dal sole, ingressi sonnolenti, l'incanto di un giardino segreto e i passi attutiti di una donna vissuta anni fa, mi perdo in un sogno.

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Mi risveglio mentre cerco il pub Fitzroy Tavern, dove si riunivano giovani artisti, intellettuali e politici all'inizio del secolo scorso.
Mi chiedo cosa si prova a far cambiare un tratto di storia con le proprie idee, a volere fortemente e fare il cambiamento, e... arriva il taxi: le valigie son già nel baule assieme alle mie domande. Cercherò le risposte tra le righe dei libri di Virginia, chiuderò gli occhi e immaginerò.

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