giovedì 16 luglio 2015

Caldi pensieri

L'avevano detto, ma non volevo crederci: è tornato il caldo umido.
Anche qui in collina: fa caldo e si soffre. Nelle case del centro storico, fatte di pietra nei secoli scorsi, se l'aria non entra gioiosa e non smuove le tende sbarazzina, fa caldo.
Fa caldo anche a casa nostra, nonostante i muri spessi, nonostante il piccolo poggio, nonostante sia lontana dai boschi umidi. I miei pensieri scivolano via come gocce di sudore, la concentrazione evapora, a lavorare non riesco. Il Baldo giace su un fianco a occhi chiusi, ogni movimento ridotto al minimo, e segna la mappa dei punti più freschi meno caldi di casa. Forse dovrei chiudere tutto (la tecnologia scotta!) e far come lui.
I rumori sono attutiti dall'aria greve, le voci roche tacciono, il cielo è di un celeste slavato e i panni stesi ai balconi s'allungano appesantiti. Nemmeno i fiori risplendono di colori. Tutti aspettiamo la sera, il refolo d'aria, il sollievo di un giorno nuovo e la speranza del fresco.
Eppure mi tocca: devo uscire - due incombenze attendono da giorni e non possono più aspettare.
Così colgo l'occasione e - mentre attraverso il cortile e l'arco, percorro quel che resta del vicolo in discesa e attraverso la piazza - penso a com'era quest'angolo di paese tanti anni fa.

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Al posto del condominio moderno, sgraziato nelle sue proporzioni e privo di qualsiasi piacevolezza, c'erano tre case. Al piano terra un benzinaio con tre pompe, la vetrina di un negozio e un bar con tavolini e sedie per sorseggiare una bibita al fresco degli ombrelloni. Invece del monumento ai Martiri della Libertà (che dà nome alla piazza), gorgogliava la fontana a sei sponde. 
Nell'aria tremolante dal caldo posso quasi vedere l'andirivieni da un negozio all'altro, il viavai da una strada all'altra, il ritrovo sereno delle famiglie in piazza, la vivacità di un paese di contadini, artigiani e commercianti.
Tutte cose che ormai mancano - e non perché fa caldo. A questo bel paese ricco di storia e aneddoti, in passato ospitale e vitale, ai giorni d'oggi manca la brillantezza. 

Attraverso la piazza, dicevo, ma torno subito indietro: le saracinesche dei negozi son già abbassate, un'ora prima della chiusura - e non perché fa caldo.
Le mie incombenze aspetteranno un altro giorno.

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