Dalla prua di una barca di papiro sul Nilo, osservo i campi e i contadini al lavoro. Stormi di uccelli acquatici ridacchiano tra i fiori di loto, i bambini ci inseguono per brevi tratti ridendo e correndo lungo la riva.
Sulla gobba di un dromedario guardo snodarsi la carovana, come un serpente nel deserto. Stiamo raggiungendo l'oasi, il fresco delle fronde, il canto dell'acqua e la dolcezza del riposo.
Attraverso la Mesopotamia sulla barca rotonda di un ricco mercante: tra l'odore di bitume e di animali spaventati, mi auguro che la corrente del Tigri mi porti veloce al mare.
Da qui mi imbarco su una robusta nave di legno e veleggio verso la ricca valle dell'Indo, a guardare come fanno a costruire i pesi per bilance.
Mi spingo più in là, verso il Mar Giallo per rubare il segreto della carta, vestirmi di seta e bere il tè.
Vedo meraviglie, paesaggi nuovi e inimmaginabili, assaggio cibi diversi, ascolto lingue incomprensibili e discorsi identici. Vado dove i mercanti dell'antichità andavano, sempre più in là, in cerca di pietre e metalli preziosi, materie prime rare e pregiate, gioielli e oggetti di prestigio, conoscenze, credenze, tecnologie innovative.
Sto scrivendo un altro libro di storia antica, in quesi giorni.
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